Se fino a qualche giorno fa passare allo smart working era una pratica solo consigliata, soprattutto nelle cosiddette zone rosse, ad oggi sembra che la scelta si riduca e in un’Italia completamente rossa restare a casa sia diventato un obbligo legale. Esclusi i casi per cui è impensabile spostare le attività dal luogo fisico al quale sono legate, la quasi totalità delle aziende che può farlo ha incentivato lo smart working.
L’Italia, si è reso evidente all’inizio dell’emergenza coronavirus e ne abbiamo parlato in un precedente articolo, non era del tutto preparata a questo passaggio e si è vista non poco in difficoltà sia a livello normativo che tecnico-pratico. Così se in altri Paesi, anche europei, lavorare da casa è una pratica consolidata e il passaggio obbligato non è stato necessariamente accompagnato da grosse problematiche, il Bel Paese sta un po’ arrancando su questa salita e ha bisogno, per questa novità, di un po’ di rodaggio.
Poiché come altre aziende abbiamo sperimentato con successo lo smart working, ci sentiamo di condividere delle buone pratiche che permetteranno di vivere in maniera più serena e produttiva questo periodo. Restare a casa non significa fermarsi, anzi può essere un’occasione per ripartire più grintosi di prima.
Per i dipendenti che trasferiscono le proprie attività tra le mura domestiche, gli orari di ufficio rimangono invariati. Restano esclusi i freelance e i liberi professionisti, che gestiscono autonomamente il proprio carico di lavoro. Gli impiegati alle dipendenze di un’azienda, al contrario, devono rendersi disponibili nei normali orari d’ufficio anche per agevolare le comunicazioni con il resto del team e per evitare inutili ritardi ed attese agli altri membri dello staff aziendale. Se la puntualità non è da sottovalutare, allo stesso modo non bisogna cedere alla tentazione di procrastinare, decidendo di prolungare la fascia oraria di attività e “sforare”. Il rispetto per l’azienda non deve mai cozzare con il rispetto per le proprie esigenze e il proprio tempo libero.
Sembra scontato, ma è assolutamente sconsigliato portarsi il pc a letto o lavorare stesi sul divano. Stare comodi non significa permettere che l’ambiente sia sporco, disordinato o eccessivamente confortevole e rilassante, pena un inevitabile calo di produttività. È quindi consigliato ritagliarsi un angolo in cui ricreare la propria postazione di lavoro, che sia il più sgombra e ordinata possibile. Importante anche separare gli ambienti e, se possibile, non utilizzare lo stesso tavolo per lavorare, mangiare e svagarsi. Fare questo renderebbe difficile staccare realmente nei momenti di pausa e rilassarsi quando non si lavora.
Se è divertente vedere i fantasiosi abbinamenti che gli studenti universitari riescono a sfoggiare durante le sessioni di esami, altrettanto non si può dire di chi invece lavora da casa. Nulla contro l’abbigliamento comodo, che sicuramente diventa invitante quando non si è costretti ad andare in ufficio. Non è però necessario dimenticare i due terzi del proprio guardaroba per votarsi esclusivamente a tute e pigiami. Indossare abiti comodi ma presentabili e mantenere un buon livello di igiene e cura di sé fa entrare più facilmente nella prospettiva che si lavora comunque, ma da un’altra sede. Un look perlomeno curato e dignitoso metterà inoltre al riparo da momenti di imbarazzo dovuti a riunioni improvvisate su Skype e visite dei vicini di casa.
Lavorare dalla scrivania della propria camera da letto può dare l’impressione di essere più rilassati, meno sotto pressione e perciò meno stressati. Se questo è vero, non bisogna però dimenticare che fare delle pause costruttive è importante per migliorare il proprio rendimento. Le possibilità per fare pausa tra le mura domestiche diventano infinite, ma non devono trasformarsi in ore passate a sbrigare le faccende o guardare la televisione. Sì invece ad un veloce stretching per migliorare la propria postura, ad una tazza di caffé, a due passi per raggiungere un’altra stanza o anche a qualche minuto trascorso sul balcone con la benefica compagnia delle proprie piante.
Lontano da occhi “indiscreti”, la tentazione di concedersi qualche snack di troppo può essere forte. Ma interrompersi ogni mezz’ora per curiosare in dispensa o nel frigorifero, o sgranocchiare snack salati davanti al computer, può rivelarsi un pericoloso boomerang. Approfittare dello stop forzato per sovralimentarsi o consumare cibi che non a caso sono chiamati comfort food renderà più difficile concentrarsi sulle proprie mansioni e peggiorerà inoltre la qualità del sonno, che in queste circostanze più che mai si rivela fondamentale e ristoratore. Pianificare i propri pasti, nei limiti del possibile, e rispettare gli orari di quando ci si reca in ufficio può aiutare a mantenersi lucidi e in salute.
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