Dalla scuola al futuro: come si preparano i talenti di domani per il mercato del lavoro

Michela Morelli

I mestieri tramandati di padre in figlio saranno solo un lontano ricordo? Possiamo dire di sì, un sì convinto e senza ripensamenti. Se state per contraddirci, aspettate un attimo e riflettete: esiste ad oggi anche un artigiano, che quindi eredita tutto il sapere delle generazioni che lo hanno preceduto, che può avere successo nel suo lavoro ignorando del tutto il digitale? In un mondo interconnesso come il nostro, a quanto pare no. Nel 2025 (e sarà sempre più vero) non esiste lavoro che non debba confrontarsi con cambiamenti economici e sociali di una certa importanza, e che non richieda competenze sempre più specifiche e trasversali, a prescindere dal settore. Cosa devono fare gli studenti di oggi, che vedono davanti aprirsi davanti a sé il mondo del lavoro come un mare sconfinato e a volte minaccioso, spaventarsi e tirarsi indietro? Assolutamente no, ma hanno bisogno di una guida. Su questa nave metaforica che è la scuola c’è bisogno di marinai volenterosi ma soprattutto di capitani coraggiosi. Vediamo come si formano i futuri professionisti, quali strategie si possono adottare per rimanere competitivi e quali dati ci indicano le tendenze emergenti nel mondo del lavoro.

Il ruolo della scuola e della formazione nella preparazione dei talenti

La scuola rappresenta il primo e più cruciale step nel percorso di formazione dei giovani. È l’incubatore per eccellenza dei talenti del futuro, un passaggio che non può essere preso alla leggera e che può fare tutta la differenza del mondo. L’attuale evoluzione tecnologica e le richieste del mercato impongono un aggiornamento continuo dei curricula scolastici, che devono ad oggi integrare nei programmi classici anche competenze trasversali come il pensiero critico, la capacità di adattamento e le competenze digitali.

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Ecco qualche dato emerso dal Future of Jobs Report del 2023 , che agli entusiasti della tecnologia sembrerà elettrizzante e ai detrattori deprimente:

  • circa il 23% dei lavori attuali subirà un cambiamento entro il 2027, con la creazione di 69 milioni di nuovi posti di lavoro e l'eliminazione di 83 milioni di posizioni. Quando è stato pubblicato mancavano quattro anni, ora ne mancano solo due;
  • il 75% delle aziende si aspettava di adottare nuove tecnologie nei successivi cinque anni, con l'intelligenza artificiale e i big data in prima linea;
  • sei lavoratori su 10 avranno bisogno di una riqualificazione (upskilling) o di un aggiornamento delle proprie competenze entro il 2027.

Questi dato sottolineano l'importanza di un sistema educativo flessibile e innovativo, che prepari i talenti di domani ad un simile scenario. In quest’ottica le scuole stanno investendo fin da ora in programmi STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e nelle competenze digitali, riconoscendo che il futuro del lavoro sarà fortemente condizionato dalla capacità di innovare e di adattarsi alle nuove tecnologie.

Nella scuola di oggi, che deve formare i lavoratori del futuro, non basta più immagazzinare nozioni e impararli a memoria. Forse non è mai bastato, ma oggi sembra ancora più pericoloso farlo, perché chi vuole avere una chance nel futuro deve imparare a pensare, a risolvere problemi e a lavorare in team. È un cambio di paradigma che richiede collaborazione tra istituzioni, imprese ed enti di formazione.

L'importanza delle competenze trasversali

Senza le competenze tecniche fondamentali non si va da nessuna parte, quindi tecnologia oppure no, progresso oppure no, le nozioni di base continueranno ad essere appunto alla base del sistema scolastico. In parallelo, le soft skills stanno assumendo un ruolo sempre più importante nel mercato del lavoro, quindi non possono più essere trascurate. Capacità come la comunicazione efficace, il problem solving, la creatività e la flessibilità sono ormai richieste trasversalmente in quasi tutti i settori.

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Da un'analisi condotta da LinkedIn nel 2019 (2019 Workplace Learning Report) è emerso che addirittura il 92% dei recruiter considera le soft skills una priorità assoluta. Trasversalmente nei vari settori, i datori di lavoro ritengono che la creatività, la persuasione, la collaborazione, la capacità di adattamento e l'intelligenza emotiva siano le competenze più richieste. Questa ricerca ha inoltre evidenziato come, nonostante l'automazione e l'avanzamento tecnologico, le competenze umane rimangano insostituibili e fondamentali per il successo aziendale.

Anche dal rapporto "Future of Jobs Report 2020" del World Economic Forum (WEF) è risultato evidente che le competenze più richieste nei nostri anni (e di conseguenza nel prossimo futuro) non sono solo quelle tecniche, ma anche e soprattutto quelle legate al pensiero critico, all'analisi e alla soluzione di problemi complessi. Altre soft skills considerate sempre più importanti sono:

  • apprendimento attivo;
  • resilienza, tolleranza allo stress e flessibilità;
  • creatività, originalità e spirito di iniziativa;
  • ragionamento e problem-solving.

La digitalizzazione e l'adeguamento alle nuove tecnologie

Sembra quasi superfluo sottolinearlo, dato che viviamo immersi nel digitale e sia nel mondo del lavoro che fuori di esso, la distinzione tra online e offline diventa sempre più labile e sfumata. Teniamo però ad evidenziare ancora una volta l’importanza per le aziende, alla luce di quest’inarrestabile e ormai permanente rivoluzione digitale, di investire massicciamente nelle tecnologie digitali, assumendo sempre nuovi professionisti IT e digital specialist. Personale che deve ricevere una formazione di primissima qualità per essere pronto ad affrontare le sfide del futuro.

Per gli studenti questo si traduce nella necessità di acquisire competenze in ambiti come l'intelligenza artificiale, il machine learning, i big data e la cybersecurity. La formazione in questi settori non è più un optional, ma una condizione sine qua non per essere attrattivi sul mercato.

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Le università e le scuole tecniche stanno integrando nei loro programmi corsi di coding, analisi dei dati e gestione delle piattaforme digitali. Ma non basta: anche le aziende devono promuovere una cultura digitale, investendo in strumenti innovativi e in formazione interna.

L’analisi di mercato come strumento di orientamento e crescita

Per rispondere con efficacia alle sfide del mercato del lavoro, le aziende e le istituzioni devono affidarsi anche a strumenti di analisi di mercato. La ricerca di dati affidabili consente di individuare le competenze più richieste, le tendenze emergenti e le aree di crescita.

L’istituto di ricerca, con il suo approccio basato su dati e analisi, supporta le imprese italiane e internazionali nel definire strategie di sviluppo e formazione. Attraverso survey, analisi di settore e monitoraggio delle tendenze, forniamo insight concreti per investire nel capitale umano con successo.

La conoscenza del mercato permette di anticipare il futuro, perché come si suol dire, "la miglior difesa è l’attacco, e il miglior attacco è conoscere bene il campo di battaglia".


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