Resilienza: come e perché le aziende devono capire (davvero) di cosa si tratta

Michela Morelli

Resilienza. Questa parola, presa in prestito dal gergo dell'ingegneria, è diventata negli ultimi anni un vero e proprio trend, comparendo con grande frequenza nei testi di psicologia, nei contenuti sui social network e anche sulla pelle di moltissima gente, che ha deciso di tatuarsi questa parola dal forte significato, facendone quasi il proprio mantra.

Ma cosa significa resilienza e perché è importante fare proprio questo concetto soprattutto in ambito professionale?

Cos'è la resilienza

Partiamo, come prevedibile, dalla definizione di resilienza. Il vocabolario della Treccani definisce la resilienza "1. Nella tecnologia dei materiali, la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto: prova di r.; valore di r., il cui inverso è l’indice di fragilità. 2. Nella tecnologia dei filati e dei tessuti, l’attitudine di questi a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale. 3. In psicologia, la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà, ecc." Quasi sempre ormai, tranne che nel gergo tecnico degli ingegneri, si parla di resilienza in maniera metaforica. Negli ultimi due anni soprattutto, durante i quali abbiamo dovuto affrontare particolari sfide sanitarie, economiche e politiche, si è parlato moltissimo di resilienza psicologica. Vogliamo però concentrarci sull'importanza che, ora più che mai, la resilienza ha in ambito aziendale. Come si riconosce un'azienda resiliente e quali sono dei passi concreti da fare per aumentare la resilienza del proprio business?

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Cosa significa resilienza aziendale

Se volessimo semplificare all'estremo il concetto di resilienza, potremmo accostarlo senza paura di snaturarlo a quello di elasticità. Resilienza, infatti, non è un vero sinonimo di resistenza, come molti sostengono. Rimanere fermi di fronte alla tempesta, resistendo alle onde alte, è lodevole ma non basta. La capacità che può fare la differenza in un mondo del lavoro sempre più competitivo ed interconnesso è quella di adattarsi e trarre insegnamenti dalle crisi. Qual è dunque il segreto? Abbracciare il cambiamento anziché respingerlo ed essere pronti a rivedere le proprie strategie in vista di crisi e sfide future. Facile a dirsi...vediamo di cosa parliamo concretamente.

Le caratteristiche di un'azienda resiliente

La resilienza non si può improvvisare. L'accettazione del cambiamento e la sua integrazione nella visione e nei processi aziendali non sono un punto di partenza da considerare solo in caso di difficoltà, ma il punto di arrivo di una strategia dalle radici molto più profonde. L'azienda davvero resiliente non lo può diventare nel momento in cui fronteggia una crisi. Il lavoro deve essere fatto a monte, e forza e flessibilità devono essere caratteristiche già consolidate per poter affrontare le difficoltà al loro presentarsi.

Un'azienda davvero resiliente si riconosce da questo:

  1. ha dei valori chiave non negoziabili ma continua a metterne in discussione le applicazioni: i capisaldi della cultura aziendale ne rappresentano le radici, le quali non possono essere modificate con il cambiare del vento. A cambiare, però, possono (e devono) essere le interpretazioni di quei valori e le strategie che da essi scaturiscono. Mantenere la propria identità ma essere pronti a rivedere processi e strategie è fondamentale per dimostrarsi, all'occorrenza, resilienti;
  2. ha una rete forte e flessibile: la capacità di resistere agli urti di un'azienda dipende in larga parte da quanto i collaboratori si sentono integrati come individui. Soltanto in un contesto interconnesso e al tempo stesso flessibile (soprattutto a livello di posizioni gerarchiche) i membri di un team saranno in grado di mostrare ambizione, impegnarsi con passione, dare il massimo, apportare le proprie conoscenze e condividere le proprie idee;
  3. conosce l'ambiente nel quale si muove, ne sa prevedere le oscillazioni, forte di una buona cultura di ciò che è accaduto nel passato nell'ambito in cui opera. Sapere che la storia è ciclica ma che non si ripete mai nello stesso identico modo può aiutare a prevedere future crisi, limitando i danni.

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I consigli pratici per diventare resilienti

Ecco alcuni consigli per farsi trovare davvero resilienti all'arrivo della prossima crisi (o anche per affrontare le sfide del presente, che non sono poche):

  • prepararsi alle crisi quando tutto sembra andare (fin troppo) bene: festeggiare i traguardi positivi è quasi un dovere, dopo tanto duro lavoro, adagiarsi sugli allori invece è da ingenui. Pensare a sfide e difficoltà all'orizzonte non è da pessimisti, specialmente in un mercato in continuo mutamento. È da professionisti capaci e competenti. È da persone resilienti;
  • pianificare il più possibile, tenendo in conto i vari scenari e l'inevitabile fattore imprevisto;
  • diventare esperti nel tipo di difficoltà che la propria azienda potrebbe incontrare: non è l'ennesimo consiglio da pessimisti, ma è pur vero che ogni professionista conosce il proprio business e il tipo di catastrofe che potrebbe colpirlo: crisi dei componenti, inflazione, problemi nei trasporti, mancanza di personale e così via. Preparare dei piani di emergenza per ogni scenario, o perlomeno per la maggior parte di essi, può davvero fare la differenza;
  • sviluppare una buona tolleranza verso l’incertezza: abbiamo parlato finora di pianificazione, ma anche questa ha dei limiti. Nonostante sia importante prepararsi, prepararsi e ancora prepararsi, ci sono scenari imprevedibili davanti ai quali un control freak potrebbe trovarsi paralizzato. Abbracciare l'idea che non tutti i cambiamenti sono prevedibili e che bisogna gestire anche situazioni totalmente fuori dal proprio controllo è fondamentale tanto quanto la preparazione alla crisi.

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