L’alfabeto della ricerca: E di Errore

I sondaggi e la ricerca ad essi collegati seguono una metodologia estremamente rigorosa. Perché allora i loro risultati possono, in alcuni casi, non rispecchiare esattamente la realtà?

Quando si parla di errore nei sondaggi, non possiamo non pensare ai clamorosi errori fatti nelle previsioni delle elezioni britanniche del 2015 e in quelle statunitensi dell’anno successivo. Contrariamente a quanto si possa pensare, i sondaggi non stanno diventando sempre meno accurati, al contrario! Nelle previsioni politiche, dal 1942 al 2017, gli errori di previsione si sono sempre mantenuti sotto il due percento, tranne ovviamente nei due casi sopra citati (dati Nature Human Behaviour).

La serietà e attendibilità di un sondaggio si può valutare anche dalla cura riposta nel misurare e controllare l’errore, verificabile nelle note metodologiche sempre presenti.

L’errore può essere di due tipi:

  • campionario, cioè dovuto alla selezione del campione; *non campionario.

Come spiegato dalla professoressa Carla Rampichini dell’Università di Firenze, Il secondo tipo di errore, cioè il non campionario, può manifestarsi in una di queste tre fasi:

  1. fase di progettazione;
  2. fase di misura (può in questo caso essere legato agli strumenti di indagine, agli intervistatori, agli intervistati, alle domande male interpretate o parziali);
  3. fase di elaborazione (può dunque dipendere dalla memorizzazione informatica o da errori di calcolo).

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