Spose sull'orlo di una crisi di nervi: il mercato dei matrimoni e il Covid

Alcuni parlano di 200 milioni di euro andati in fumo, altri addirittura di 26 miliardi. Non stiamo dando i numeri: parliamo del settore wedding, ed è davvero difficile quantificare le perdite che questo sta registrando dall’inizio dell’emergenza Covid-19.

Quantificare le perdite: perché è così difficile?

Ci siamo occupati recentemente di alcuni settori che stanno vivendo momenti di grave difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria, come quello del fitness. Se quantificare le perdite economiche di palestre e strutture sportive è tutto sommato semplice e lineare, lo stesso non vale per l’enorme, variegato settore dei matrimoni.

Il motivo è molto semplice: nel settore wedding rientra una quantità inimmaginabile di attività ed imprese. Ne elenchiamo solo le più immediate ed intuitive: attività che si occupano di abiti da sposa, bomboniere, fotografi e videomaker, fiere dedicate, fiori, catering, location matrimoniali, musicisti, noleggio di auto da cerimonia, parrucchieri e make-up artist specializzati, wedding planner, organizzatori di eventi e mille altri servizi accessori che stanno diventando sempre più in voga e apparentemente necessari nell’organizzazione di un giorno così speciale.

Ripensare gli eventi… quando è possibile

L’unica fascia temporale in cui è stato possibile celebrare i matrimoni nella modalità classica e senza troppe restrizioni (ma comunque con alcune precauzione) è stata quella dei mesi estivi. Troppo poco tempo per recuperare le perdite che si andavano accumulando dai mesi precedenti e che purtroppo hanno ripreso a crescere con l’arrivo dell’autunno. Cira Lombardo, nota wedding planner di base a Napoli, ha commentato così gli sforzi degli organizzatori di eventi in questo difficile periodo: “Nel nostro lavoro molte cose cambieranno e, anzi, stanno già cambiando. Sta mutando il nostro stesso modo di relazionarci con gli altri, il distanziamento sociale è qualcosa di nuovo a cui nessuno era preparato e per il nostro lavoro, che riguarda molto da vicino gli affetti, la convivialità, il piacere di condividere gioie ed emozioni, questo avrà un peso da non sottovalutare. Occorrerà adattarsi, cambiare alcune delle nostre abitudini e in questo noi organizzatori dovremo essere delle guide per gli sposi e i loro cari, rimodulando, non solo le loro nozze, ma anche il modo in cui viverle.”

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La beffa del Decreto Ristori

C’è indignazione nel settore: l’approvazione del decreto Ristori, che pare debba dare un po’ di respiro ad un altro settore in ginocchio, ha totalmente escluso il wedding dai suoi beneficiari. Si è perciò fatto risentire, a gran voce, il movimento spontaneo Italian Wedding Industry, che vede finalmente rappresentati settori come quello delle bomboniere o della fotografia, totalmente esclusi dai pacchetti di aiuti approvati per l’emergenza in corso.

Moltissime attività, rientrando nella categoria del commercio al dettaglio, sono state costrette a rimanere aperte nonostante l’impossibilità di celebrare matrimoni. Con queste premesse le perdite sul fatturato, che si prevedevano emorragiche, sono arrivate in alcuni casi addirittura al 100%. Una vera e propria beffa, che i portavoce di Italian Wedding Industry stanno cercando di vedere riconosciuta e sanata.

Cosa chiedono gli imprenditori così duramente colpiti? “Finanziamenti a fondo perduto sulla base del fatturato dello scorso anno, sospensione per un anno dei contributi sugli stipendi dei dipendenti che, finita la cassa integrazione, dovranno tornare a lavoro. Misure a sostegno dei titoli che, nei mesi di chiusura, non sono stati pagati. Misure a sostegno degli affitti e leasing, che le aziende non sono state in grado di pagare in questi mesi di chiusura e non la sola sospensione. Aumento delle garanzie statali sui mutui per un rapporto al 50% della perdita di fatturato. Indennizzi sulla merce di rimanenza acquistata sulla base di un fatturato che non ci sarà.

A chi pensa che le richieste siano eccessive, gli imprenditori e gli organizzatori di eventi ricordano che le perdite legate ad un matrimonio non sono quantificabili nel momento presente, ma nel periodo che va dai 6 ai 12 mesi prima, fascia temporale necessaria all’organizzazione dell’evento wedding. Il danno psicologico causato agli sposi che in questi lunghi mesi hanno visto sfumare il proprio sogno d’amore non è invece quantificabile, e per quello non c’è decreto che tenga.

Conosci qualcuno che ha dovuto annullare il proprio matrimonio a causa dell’emergenza? Come si è comportato? Raccontacelo nei commenti.


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