Gli effetti psicologici dell’isolamento: come non cadere nella trappola

È di pochi giorni fa l’allarme degli esperti: uno degli effetti più sottovalutati di questa emergenza coronavirus è quello psicologico. Mentre la durata dell’isolamento sociale supera abbondantemente il mese, cominciano a farsi sentire i primi segnali psicologici di una situazione così inconsueta.

Valentina Di Mattei, psicologa clinica e docente all’Università Vita e Salute dell’ospedale San Raffaele di Milano, ha spiegato a Repubblica quali possono essere gli effetti psicologici più frequenti in questa fase dell’isolamento e al suo termine.

“In quarantena decadono abitudini consolidate e spesso si è separati dagli affetti, quindi i due aspetti cruciali sono il senso di noia e l’isolamento. A questo in molte persone si aggiunge lo stress per il lavoro e la preoccupazione per gli effetti economici sulle loro attività. Il modo di affrontarli cambia molto in base alle risorse interiori personali, ma in generale i disagi che ne derivano sono un calo del tono dell’umore, maggiori livelli di ansia e paura, irritabilità, insonnia, confusione mentale e disturbi cognitivi, che vanno dalla difficoltà a mantenere la concentrazione alla ridotta attenzione.”

Senza perciò creare inutili allarmismi, la dottoressa spiega che non finirà tutto con la quarantena. Gli effetti psicologici si manifesteranno a lungo termine, anche mesi dopo la fine delle misure contenitive. Potranno presentarsi ancora per mesi stati d’ansia e comportamenti di evitamento, frutto delle paure maturate in questo periodo di isolamento. Quelli che possono essere considerati gli effetti da stress post-traumatico non sono però destinati a durare per sempre. La loro manifestazione sarà sempre meno frequente col passare dei mesi, fino a scomparire del tutto nel migliore dei casi.

Chi sono i soggetti più a rischio?

Nonostante l’emergenza ci tocchi tutti da vicino, ci sono soggetti che più probabilmente manifesteranno effetti psicologici importanti alla fine della pandemia. Prevedibilmente, i più esposti al rischio stress sono gli operatori sanitari e tutti i lavoratori che sono in prima linea nella gestione dell’emergenza. Dottori, infermieri e altri operatori sono esposti al doppio stress del luogo di lavoro e della famiglia in isolamento.

Altri soggetti a rischio sono coloro che già soffrivano di disturbi mentali, ansia o depressione, gli anziani che non possono contare sull’assistenza dei propri cari e chi sta lottando contro una dipendenza, il cui carattere consolatorio torna ad affacciarsi nella vita quotidiana.

Gli effetti e la loro manifestazione

I numeri rilevati dall’Istituto Piepoli all’interno di una ricerca per il Consiglio Nazionale dell’Ordine Psicologi non sono incoraggianti: 7 italiani su 10 sentono aumentato il loro livello di disagio psicologico. I soggetti più colpiti sono le donne e le persone tra i 35 e i 54 anni di età.

Il 42% degli italiani dice di riscontrare problemi di ansia, il 24% sta sperimentando disturbi del sonno; il 22% irritabilità; il 18% umore depresso; il 14% problemi e conflitti relazionali; il 10% problemi alimentari. Solo il 28% dice di non aver nessun problema o disagio.

Come limitare il disagio collegato all’isolamento

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Sebbene il quadro finora delineato non sia effettivamente roseo, ci sono delle azioni e delle piccole strategie che ognuno di noi può applicare nella vita quotidiana per diminuire o in alcuni casi anche annullare gli effetti psicologici più importanti legati all’isolamento sociale.

  1. Informarsi: affidarsi a fonti certe e verificate, senza perciò esporsi al rischio del sovraccarico cognitivo. No, quindi, alle abbuffate informative. Leggere dieci quotidiani, guardare cinque telegiornali e aggiornare continuamente le pagine social non ci rende più informati, ma solo più stressati;
  2. strutturare la giornata: per evitare che la noia e l’ansia prendano il sopravvento, un buon metodo è dividere le fasce orarie della giornata per attività. Attenzione: non significa riempire di attività ogni minuto disponibile, rischiando un’ulteriore fonte di stress. Basta organizzarsi a grandi linee, ripartendo equamente il tempo a disposizione tra doveri e passioni. Riservando, comunque, del tempo per rilassarsi e ricaricare le pile;
  3. apprezzare i piccoli piaceri: sembra una frase fatta, eppure in questo periodo siamo praticamente costretti a provare gratitudine per le cose piccole ma essenziali. Il comfort di una casa in cui trascorrere questo folle periodo e la possibilità di superarlo in buona salute sono due cose che spesso diamo per scontate, ma che possiamo imparare ad apprezzare;
  4. fare attività fisica: basta davvero poco, nessuna maratona o workout faticoso. Una sessione di yoga, di stretching o pochi esercizi trovati online possono da soli aiutarci nello stimolare i cosiddetti ormoni del buonumore;
  5. scrivere un diario: moltissimi di noi hanno lasciato questa bella abitudine nelle pieghe dell’adolescenza. Ma mai come in questo momento dare voce alle proprie emozioni può aiutarci ad affrontarle. Il dispositivo scelto e le cose da scrivere dipendono solo da noi;
  6. chiedere aiuto. Reprimere le proprie emozioni sforzandosi di mostrarsi forti anche quando si ha un problema può essere controproducente. Lasciamo che le emozioni, anche quelle negative, fluiscano e trovino espressione. Quando ci sentiamo sopraffatti possiamo rivolgerci agli esperti. Il Ministero della Salute ha reso noto che “è disponibile un servizio di supporto psicologico per affrontare le emozioni durante il momento difficile di questa emergenza", chiamando il numero verde 800.06.55.10 (attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7).

Come stai affrontando questa fase di isolamento? Stai riscontrando i problemi psicologici lamentati da molti italiani o stai vivendo relativamente bene questo periodo e hai trovato delle valvole di sfogo? Parlacene nei commenti.


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