Occhio alla spesa: come cambia il carrello degli italiani

Molte azioni quotidiane, che prima compivamo in automatico e quasi davamo per scontate, sono state stravolte dall’abbattersi sul nostro Paese (in maniera più massiccia subito dopo la Cina, poi in tutto il resto del mondo) dell’emergenza coronavirus. Una di queste è la spesa di generi alimentari e non solo.

Sin dall’inizio della diffusione del contagio, quando gli organi di informazione sembravano indecisi tra ottimismo ingiustificato e pericoloso allarmismo, abbiamo tenuto a precisare la nostra posizione sull’argomento. Eviteremo finché sarà in nostro potere di concedere spazio a sterili dibattiti, speculazioni e opinioni non accreditate sulle misure restrittive, sulla sanità e su ogni altro aspetto che ruoti intorno all’emergenza. Seguiremo come sempre la nostra vocazione analitica e vi riporteremo i fatti, sperando di riuscire a tenervi informati e rimandarvi una prospettiva più chiara e obiettiva della situazione perlomeno italiana, se non mondiale.

Un nuovo modo di fare spesa

Sono immagini ormai quotidiane quelle delle file chilometriche che si allungano davanti agli ingressi dei supermercati. Persone pazienti che attendono in file ordinate il proprio turno per entrare e fare il più velocemente possibile la spesa per il maggior numero di giorni che riescono a coprire, come è stato consigliato da governanti e virologi.

Fare la spesa, un’attività che prima compivamo quasi sovrappensiero, in cinque minuti di ritorno dal lavoro o il sabato mattina dopo un caffé, è diventato quasi un lavoro. Un’azione che per alcuni dà sollievo, permettendogli finalmente di uscire, ad altri invece suscita ansia e preoccupazione perché li espone teoricamente al contagio.

In questi casi, come in molti altri, basta seguire le indicazioni degli esperti per continuare a vivere la propria vita senza privazioni o ansie eccessive:

  1. deve recarsi a fare la spesa un solo membro per famiglia;
  2. andare a fare acquisti con una lista più completa e dettagliata possibile. Seguire questo consiglio permette di ridurre drasticamente il tempo di permanenza all’interno dei supermercati, riducendo contemporaneamente il tempo di attesa per l’ingresso degli acquirenti. Evitando di sostare a lungo davanti agli scaffali in preda all’indecisione, si limiteranno inoltre inutili assembramenti nelle corsie;
  3. privilegiare l’acquisto di frutta e verdura di stagione: un consiglio antichissimo, ma che ora più che mai ci permette di mantenerci in salute e di non abbandonarci ad abitudini alimentari scorrette;
  4. no all’accaparramento: nonostante gli scaffali vuoti siano un’immagine che tutti abbiamo visto, non esiste al momento alcuna emergenza alimentare. I supermercati sono regolarmente riforniti e non c’è perciò motivo di acquistare più alimenti di quelli che si riescono a consumare nell’arco di una settimana o poco più.

Cosa comprano gli italiani durante l’emergenza

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La risposta ti sarà affiorata sulle labbra leggendo il titolo di questo paragrafo: il lievito di birra. Introvabile, il lievito di birra si è reso protagonista di infinite ricerche e di vergognosi accaparramenti. Sembra che durante l’emergenza gli italiani si siano improvvisamente scoperti un popolo di panificatori, o almeno questo è quanto suggerisce l’esponenziale crescita del mercato di farina e lievito. Stando ai dati che l’osservatorio Iri ha diffuso in collaborazione con Centromarca, la vendita di farine e lieviti è cresciuta rispettivamente dell’83% e del 70%.

Spinte dal bisogno di rifornire la propria dispensa di alimenti a lunga conservazione, veri e propri beni rifugio in quest’emergenza, le famiglie italiane hanno raddoppiato i propri acquisti di pasta, riso, sughi pronti e legumi.

Impennata prevedibile anche per i prodotti igienizzanti, che hanno visto schizzare le vendite fino a diventare anch’essi introvabili. La vendita di alcool denaturato, ritenuto efficace nella disinfezione delle superfici contro il coronavirus, è cresciuta addirittura del 220%. Stessa sorte per salviette igienizzanti e guanti monouso, cresciuti rispettivamente 154% e 113%.

A dir poco clamoroso l’innalzamento delle vendite di Amuchina. Rispetto allo stesso periodo di un anno fa, il mercato del noto disinfettante è cresciuto del 398%. I gel disinfettanti e la soluzione liquida sono introvabili al punto di diventare, insieme ai dispositivi di protezione come le mascherine, oggetto di pesanti speculazioni tempestivamente attenzionate dalla Guardia di Finanza.

Chiudiamo con una nota che, pur nel clima carico di tensione che stiamo vivendo, quasi strappa un sorriso. Se l’inizio dell’epidemia aveva visto un drastico calo nella vendita di cosmetici e prodotti per la cura personale, le ultime settimane hanno visto la situazione completamente ribaltata. Sono quindi schizzate del 135%, nelle ultime due settimane, le vendite di tinte per capelli fai da te. Un effetto prevedibile della chiusura di saloni di parrucchieri e centri estetici.

Come stai vivendo l’emergenza coronavirus? Come ti stai comportando in merito alla spesa di generi alimentari e non? Raccontaci la tua lista della spesa in quarantena.


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