Le donne dopo il Covid: non lasciateci indietro!

Il settimanale Grazia si è occupato, di recente, della questione femminile nella cornice dell’emergenza Covid. Ha raccolto le testimonianze di molte donne che non ci stanno a finire nell’ombra alla fine di un lockdown che le ha viste più che mai protagoniste, ma troppo spesso sottovalutate.

Sebbene esistano delle fortunate eccezioni, troppo spesso le donne lavoratrici, nel passaggio dall’ufficio allo smart working, si sono dovute sobbarcare anche le faccende domestiche e la cura dei figli, mansioni non retribuite e che hanno ridotto il tempo libero ai minimi storici. Moltissime mamme e mogli hanno ammesso di aver indossato loro malgrado, e senza deciderlo coscientemente, i panni della casalinga a tempo pieno, dovendo però continuare a rendere conto a capufficio e colleghi, scadenze e consegne di lavoro.

Silvia Grilli, direttrice del settimanale, al grido di “Facciamoci sentire!”, riflette: “Diciamolo subito: le donne non sono angeli. Ci hanno dipinto così nella rappresentazione figurativa della quarantena. Angeli del focolare, mentre teniamo in piedi le famiglie; angeli negli ospedali dove siamo l’80 percento della forza sanitaria; angeli nei supermercati, dove abbiamo continuato a essere la maggioranza del personale lavorativo. E mentre i cosiddetti “angeli” si davano da fare indefessamente con il loro lavoro fuori casa o a distanza, con i figli, i coniugi, i genitori anziani sacrificando se stesse, le commissioni governative composte da uomini si dimenticavano di noi.”

Un esempio è la questione scuole: far ripartire il Paese lasciando chiuse le scuole significa delegare alle donne il carico dell’assistenza dei figli. Prolungare lo smart working solo per le donne significa, a sua volta, costringerle a rimanere a casa. Spesso contro la loro volontà e le loro ambizioni.

Di chi è la “colpa”?

La mancanza di un progetto nazionale di parità di genere rischia di tagliare le donne fuori dal mondo del lavoro, nella crisi economica che inevitabilmente seguirà quella sanitaria. Sono molte, troppe, le donne che dopo aver assolto ai loro mille ruoli durante il lockdown si vedranno infine escluse dalla possibilità di continuare o addirittura avanzare nella propria carriera.

Un sistema di welfare mal funzionante contribuisce a gettare sulle spalle delle donne il peso della gestione familiare. Affidare i figli ai nonni è spesso una soluzione temporanea e che purtroppo non tutte hanno a disposizione. Le mamme chiedono quindi maggiore voce in politica, dove ancora a volte vengono messe in secondo piano.

Le quote rosa: giuste o sbagliate?

Parlando di donne e del loro ruolo che in molti ambienti è ancora purtroppo marginale, non si può non citare le celeberrime quote rosa. Tra chi le ritiene giuste e chi pensa che mortifichino ulteriormente il ruolo delle donne, così ridotte ad un asettico numero, il dibattito resta aperto. La ministra delle Pari Opportunità e della Famiglia Elena Bonetti spiega il suo punto di vista sull’argomento, che è molto equilibrato e ben motivato. “Le quote non sono un obiettivo, ma una fase per l’attivazione di un processo che dovrebbe essere naturale. [...] Una società migliore si costruisce partendo dalla famiglia, dai libri di scuola e arrivando al mondo del lavoro”. Le donne, quindi, andrebbero valorizzate sin dall’età scolare, dove dimostrano un approccio diverso da quello maschile e dove la loro intelligenza e le loro peculiarità andrebbero incentivate anziché mortificate o sottovalutate.

Non sappiamo se l’emergenza Covid si tradurrà, per le donne, in tristi passi indietro sulla strada della parità di genere o nella rivendicazione di un ruolo fondamentale perché una famiglia, ma anche un Paese e un sistema funzionino correttamente.

Se sei una donna, come hai vissuto il periodo del lockdown? Hai dovuto sobbarcarti compiti più faticosi del solito o sei stata aiutata dal tuo partner, dalla tua famiglia e dal tuo ambiente di lavoro? Come pensi che l’Italia possa rendere sempre più stretto il divario tra i generi? Diccelo nei commenti.


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